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Generalità
Fino dall'antichità l'apicoltura ha rivestito un ruolo fondamentale nell'agricoltura Sarda,
anche oggi l'ape con il suo lavoro può contribuire alla formazione del reddito delle famiglie
di agricoltori sia direttamente con i suoi prodotti, sia anche con l'azione fondamentale
dell'impollinazione delle colture di cui può migliorare la resa e la qualità.
A tutt’oggi l'apicoltura può rappresentare una interessante fonte di reddito integrativo per
l'operatore agricolo che a fronte di un limitato sviluppo di capitale, spazio e manodopera può
realizzare profitti interessanti; per quanto riguarda gli apicoltori professionisti invece il
discorso è più complesso, in questo caso sono fondamentali la fase della
commercializzazione e la organizzazione aziendale.
Gli ultimi dati sul patrimonio apistico nazionale e regionale disponibili sono relativi
all'anno 2002, in Italia si parla di circa 1.200.000 di alveari e di circa 85 / 90.000 apicoltori
dei quali circa il 20% professionisti. * (fonte F.A.I.)
Nella nostra regione gli apicoltori sono circa tremila con un numero di arnie razionali
intorno alle 60.000.
Il patrimonio apistico sardo è diffuso un in tutte le province, quella di Cagliari ha la più
alta concentrazione di operatori apistici (46%) e di produzione regionale di miele (61,32%),
le zone più vocate per la produzione sono il Campidano di Cagliari, il Sarrabus - Gerrei e
parte del Sulcis Iglesiente. Produzioni meno rilevanti quantitativamente ma ottime dal punto
di vista qualitativo sono quelle della Gallura, dell'Ogliastra, della Barbagia e della Nurra.*
(Fonte A.G.I.)
La produzione media di miele ad arnia è, per la Sardegna di poco superiore ai 28 kg, con
differenze sostanziali fra gli apicoltori professionisti, la cui produzione supera i 55 kg, e gli
hobbisti, con produzioni che si aggirano intorno ai 20 kg per cassetta in produzione. (Fonte ERSAT)
Purtroppo le previsioni per il settore non sono molto buone dato che a partire dall'anno 2000
i paesi dell'Europa dell'est, forti produttori di miele, cera e pappa reale nonché di numerosi
altri prodotti agricoli, entreranno a fare parte del mercato comune andando a competere con i
nostri produttori per le fette di mercato più appetitose.
Scendendo nel dettaglio si può evidenziare come per molti di questi paesi sia ancora
possibile commercializzare un miele millefiori ad un prezzo di € 1,50 al Kg.; non parliamo
poi di paesi extraeuropei, la Cina e L'Argentina per esempio nell'anno 2000 vendevano il
miele da loro prodotto ad in prezzo oscillante tra Euro 1,10 e 1,15 x Kg., anche se in lotti mai
inferiori ai 1.200 Kg. franco trasporto (fonte: osservata, prezzi miele).
A fronte di questi dati non molto confortanti si può parlare di una buona ripresa dei prezzi
(dati del 2003), che per il miele italiano di qualità superiore si può aggirare, per le grosse
quantità intorno agli € 2.9 - 3.2 per Kg., contemporaneamente si è verificata una buona
ripresa dell'esportazione, dovuta al blocco dell’importazione dalla Cina. (Fonte A.G.I).
Alcuni dati riguardanti la nostra isola, attualmente la produzione di miele si aggira intorno
ai 18.000 quintali e rappresenta circa l' 11% della produzione totale italiana; i prezzi
all'ingrosso per Kg. sono attestati intorno ai 2,50/3,15 Euro per partite che superano il peso di
almeno 500 Kg.
Questo testimonia l'elevata qualità della produzione che, di contro, dal punto di vista
quantitativo è stata piuttosto deludente, attestandosi intorno ai quaranta Kg. per alveare.
2 Venendo più specificatamente alla zona di competenza dell'ufficio ERSAT di S. Margherita
di Pula sono stati censiti 26 apicoltori con un patrimonio di arnie valutabile in circa 500 arnie
di tipo razionale, purtroppo in zona persistono ancora apicoltori che allevano in maniera
irrazionale con bugni villici e che, data la difficoltà di effettuare operazioni di pulizia e di
disinfezione dalla Varroa, possono provocare gravi infestazioni anche tra coloro che attuano
una apicoltura razionale.
Per quanto riguarda la commercializzazione del miele l'Italia esporta circa 3.520.000 Kg. di
miele e ne importa 15.365.000 Kg. (dati ISTAT 2004) che sono utilizzati, quasi esclusivamente da
grosse ditte di confezionamento o da industrie dolciarie per “tagliare" il miele italiano:
Canali commerciali più seguiti dagli apicoltori sardi sono i punti vendita tradizionalmente
più accessibili, i negozi della piccola distribuzione e la vendita diretta in azienda (si arriva a
più del 55% del prodotto commercializzato) che permettono di realizzare un buon reddito, il
prezzo del miele multifloreale o quelli monofloreali più comuni (eucaliptus o cardo) venduto
direttamente dall'apicore al consumatore (dettaglio) va da un minimo di 5,00 a 10,00 Euro al
Kg., mentre per i monofloreali si va dai 6,00 ai 15.00 Euro con punte di 25,00 Euro al Kg per
il miele di corbezzolo (Fonte censim apicoltori ERSAT).
Le possibilità di sviluppo commerciale, soprattutto nelle zone costiere e turistiche è
accentuata, oltre che dalla buona qualità del prodotto, anche dal notevole flusso turistico che
nel periodo compreso tra i mesi di Marzo e di Ottobre porta nella zona un notevole numero di
potenziali acquirenti.
La possibilità di inserirsi inoltre nel mercato della grande distribuzione attraverso una realtà
cooperativa particolarmente efficiente, da un ulteriore sbocco alla commercializzazione del
prodotto; è pure vero però che, per battere questo tipo di mercato, si ha la necessita di
rifornirlo costantemente di prodotto di qualità standard ed in quantità elevate, cosa che
richiederebbe un notevole salto di qualità tra gli apicoltori della Sardegna.
L'ape
L'ape è un insetto, appartenente alla famiglia degli imenotteri, al genere Apis, specie
mellifera (adamsonii); in Italia é allevata la razza ligustica (Spin.), molto apprezzata
internazionalmente in quanto particolarmente prolifica, mansueta e produttiva.
Un grosso difetto dovuto non tanto alla razza quanto alla selezione operatasi nel tempo è la
tendenza alla sciamatura, spesso infatti da un'arnia razionale a dieci telai da nido si dipartono
uno sciame primario ed almeno due sciami secondari.
In una delle successive dispense saranno spiegati i metodi per ridurre la tendenza delle api
a sciamare.
In Sardegna come nel resto d'Italia le api allevate sono di razza ligustica e non presentano
particolari differenze con quelle allevate nel resto dell'Europa; oltre alla ligustica in Italia
sono presenti anche l’ape nera (ape tedesca), limitatamente ad alcune zone della Liguria, del
Piemonte e della Toscana e l’ape carnica, limitatamente ad alcune zone del Trentino Alto
Adige.
In Sicilia è presente una particolare razza di api scure, l’ape sicula, che risulta essere delle
stesse dimensioni della ligustica ma leggermente più scura e con una maggiore tendenza alla
sciamatura, inoltre ha un carattere leggermente più aggressivo.
In Sardegna, ormai da qualche tempo, si sta cercando di riottenere l’ape ancestrale, cioè
quell’ape perfettamente adatta ai nostri climi particolarmente ventosi e con lunghi periodi
3siccitosi che è stata completamente sterminata dall’avvento della Varroa distructor (che allora
era classificata come Varroa jacobsoni) all’inizio degli anni ottanta.
Nelle poche zone in cui è sopravvissuta nel corso degli anni ha visto il suo patrimonio
genetico diluirsi e mano a mano scomparire a causa della continua importazione di regine di
razza ligustica acquistate dai produttori italiani.
Caratteristiche fisiologiche e morfologiche
L'ape è un'insetto, ha una complessa organizzazione sociale, basata su due caste, la casta
sterile (operaie) e quella riproduttiva, organizzate nel seguente modo: le operaie che svolgono
tutte le funzioni necessarie alla "vita" della famiglia con esclusione di quella riproduttiva, la
regina che svolge la funzione riproduttiva e di coesione della famiglia mediante l'emissione
dei ferormoni, il fuco che svolge l'azione riproduttiva e di riscaldamento dell'alveare.
Il ciclo di sviluppo delle api parte dall'uovo deposto dalla regina dal quale dopo tre giorni di
sviluppo embrionale fuoriesce la larva, di colore bianco perlaceo che si dispone sul fondo
della cella e viene nutrita dalle api, quando le larve sono pronte alla metamorfosi le operaie
chiudono le celle con un opercolo di cera.
Da un uovo fecondato nascono individui di sesso femminile che, a seconda della
alimentazione fornita nei primi giorni di vita larvale, si sviluppano nella direzione di
femmine sterili (Operaie) oppure di femmine feconde (regine).
Come tutti gli insetti l'ape è fornita di sei zampe, possiede quattro ali, e un pungiglione
localizzato nella parte posteriore del corpo con il quale difende se stessa e la famiglia;
l'apparato boccale è di tipo lambente - succhiante e con esso succhia il nettare dai fiori.
L’OPERAIA
La maggior parte della popolazione dell'alveare è costituita da femmine sterili, le operaie,
che compiono tutti quei lavori di cui necessita "l'organismo alveare" per potere sopravvivere.
Esse infatti procurano il cibo (nettare e polline) per tutta la colonia e per l'apicoltore;
puliscono l'arnia eliminando i rifiuti e la sporcizia, causa di infezioni e malattie; accudiscono
la regina, la covata ed i fuchi; allontanano oppure uccidono i nemici; producono la cera che
forma i favi; generano il calore che d'inverno permette all'alveare di sopravvivere.
Lo sviluppo preimmaginale delle operaie dalla schiusa dell'uovo allo sfarfallamento dura
circa 21 giorni, le larve da cui origineranno le operaie vengono nutrite per i primi tre giorni
con la pappa reale e per i successivi quattro giorni con il cosiddetto pan d'ape, un miscuglio
di miele e polline lavorato dalle operaie; la celletta viene perciò opercolata all’inizio
dell’ottavo giorno dalla schiusa dell’uovo, perciò 10 giorni dopo la deposizione.
La metamorfosi perciò dura dal decimo al ventunesimo giorno dopo la deposizione
dell’uovo.
Appena nata l’ape è leggermente più piccola delle sue dimensioni finali, inizia
immediatamente a svolgere i propri compiti, per circa 3 giorni l’operaia svolge funzione di
pulitrice, dal quarto giorno si è completato lo sviluppo delle ghiandole che secernono la
pappa reale e inizia le sue funzioni di nutrice.
Dal decimo al 16° giorno entrano in funzione le ghiandole produttrici di cera e l’operaia si
trasforma in muratore ed architetto, intorno al ventesimo giorno poi inizia il servizio come
guardiano, difendendo l’alveare dai nemici.
Dal ventunesimo - ventiduesimo giorno di vita fino alla morte l’ape operaia svolge
funzione di bottinatrice, cioè diventa produttiva per l’apicoltore, questo ci rivela perciò
4l’importanza della lunghezza della vita delle api, un ceppo di api longevo le cui operaie
vivono per 60 giorni hanno 15 giorni di lavoro (perciò produttivi) in più per esempio delle
operaie di una famiglia di un ceppo di api le cui operaie muoio intorno al 45° giorno di vita
Le api operaie hanno una vita che nel periodo primaverile - estivo difficilmente dura più di
quaranta - quarantacinque giorni, nel periodo autunnale invernale possono vivere anche per
di più quattro - cinque mesi. La loro vita si può schematicamente dividere in due periodi : il
primo di 17-25 giorni in cui compiono tutte le funzioni interne all'alveare, il secondo dal 20
al 45 giorno ed oltre in cui si dedicano ad attività esterne (esplorazione, bottinamento ecc.).
La loro popolazione varia dalle 10 / 12.000 del periodo invernale alle oltre 70.000 - 80.000
del periodo primaverile, coincidente con la massima disponibilità di nettare e con il periodo
della sciamatura. Sono dotate di pungiglione e di una ghiandola che secerne veleno.
5IL FUCO
Il fuco è il maschio dell'ape, generalmente è di colore molto scuro e di dimensioni molto
più grandi di quelle dell'operaia.
Nasce da un uovo non fecondato deposto dalla regina in celle più grandi di quelle da
operaia, da queste uova si svilupperanno esclusivamente maschi (partenogenesi arrenotoca)
con numero di cromosomi dimezzato, il suo sviluppo dura circa 24 giorni.
Fino a qualche tempo fa si riteneva che fosse destinato soltanto ad accoppiarsi con la regina
ed a "sbafare" il miele a tradimento, oggi alcuni studi hanno evidenziato che il fuco, oltre alla
funzione riproduttiva, esplica anche una certa funzione nel mantenimento della temperatura
dell'alveare nelle giornate fredde e nella ventilazione in quelle più calde. Recentissimi studi
effettuati da ricercatori giapponesi smentiscono ulteriormente la convinzione che sia inetto
alla propria nutrizione in quanto i fuchi sono stati sorpresi in attività su alcune fioriture.
Il fuco nel periodo degli accoppiamenti, può muoversi indisturbato da un alveare all'altro
ben tollerato dalle api guardiane e questo è molto pericoloso per la diffusione di malattie
infettive da un'arnia all'altra.
La vita media di un fuco si aggira sui due mesi, questa può essere pero bruscamente
interrotta dalle operaie quando il raccolto di nettare cala o quando non ci sono più regine
vergini da fecondare, l’eliminazione dei fuchi può avvenire in modo cruento, cioè possono
essere uccisi direttamente dalle operaie, o incruento, cioè lasciati semplicemente morire di
fame o scacciati dall'alveare dalle operaie.
Il volo nuziale vede la partecipazione di centinaia di maschi e si conclude con
l'accoppiamento della regina con il maschio più forte e resistente, alla fine il distacco tra i due
insetti provoca al "fortunato" fuco delle lesioni tali che muore quasi istantaneamente.
Durante il volo di fecondazione la regina può accoppiarsi in successione anche con sei -
otto maschi, raccogliendo il loro sperma nella sacca presente in prossimità degli ovidotti che
prende il nome di spermoteca.
I fuchi non sono dotati di pungiglione, il loro numero all'interno dell'alveare varia tra il
migliaio circa della tarda primavera (periodo degli accoppiamenti) e la assenza pressoché
totale degli altri periodi dell'anno.
LA REGINA
La regina, non del tutto a torto, viene ritenuta la parte più importante dell' "organismo
alveare", è l’unica femmina feconda dell’alveare, è molto più lunga e snella del fuco,
completa il suo sviluppo in 16 giorni di cui tre da uovo, 5,5 come larva con la cella reale
aperta e 7,5 come larva opercolata.
E’ sempre circondata da un piccolo gruppo di operaie che le fa da "corte" e che provvede a
nutrirla, pulirla ed aiutarla negli spostamenti.
Nasce da un uovo fecondato e si sviluppa all'interno delle celle reali, delle costruzioni
particolari che in genere si trovano al bordo dei telai da nido, viene nutrita per tutto il suo
stadio di sviluppo con pappa reale, dopo lo sfarfallamento (circa 16 giorni dalla deposizione
dell’uovo) e dopo essersi liberata delle sorelle che stanno completando lo sviluppo, compie il
volo nuziale. In qualche caso alla giovane regina è impedito di uccidere le sorelle, allora
essa abbandona l'alveare con un buon numero di operaie dando origine ad uno sciame
secondario.
6 Accoppiandosi con circa trenta fuchi nelle prime due settimane di vita accumula nella
spermoteca circa quattro - cinque milioni di spermatozoi che le serviranno per la
fecondazione delle uova che deporrà nei suoi tre, quattro anni di vita e dalle quali
prenderanno origine le operaie e le nuove regine che serviranno per prolungare la vita
dell'alveare ed a creare delle nuove famiglie.
Dopo cinque - sette giorni dalla avvenuta fecondazione la regina inizia le deposizione delle
uova, che vengono posate sul fondo delle celle, da quelle fecondate nasceranno larve che
daranno origine a operaie o regine a seconda dell’alimentazione, da quelle non fecondate che
daranno origine a maschi.
Può deporre fino a 2.000 uova al giorno, si nutre esclusivamente di pappa reale, all'interno
dell'alveare può esistere solo una regina tranne che in alcuni limitatissimi periodi in cui la
regina "vecchia" non è ancora sciamata e la regina giovane è già uscita dalla cella reale.
Dopo alcuni anni di deposizione, al massimo tre o quattro, in una stessa arnia o in diverse
in caso di sciamatura, la regina comincia il decadimento fisico e viene sostituita da una regina
più giovane allevata dalle operaie.
Lasciata a se una famiglia sostituisce la propria regina circa ogni tre anni, l’apicoltore deve
pero anticipare questo processo fisiologico, mantenendo la regina al massimo per due anni,
sostituendola artificialmente.
L’unico modo sicuro di conoscere l'età precisa della regina è quello di marcarla sul retro
del torace (dorso o scutello), cioè nella sezione del corpo in cui si innestano le ali e le zampe,
con una gocciolina di vernice che cambia colore a seconda dell’anno di nascita, lo schema
seguito a livello nazionale ed internazionale è il seguente:
4 e 9 Verde
3 e 8 Rosso
2 e 7 Giallo
1 e 6 Bianco
0 e 5 Azzurro
anni che terminano per : Colore
La marcatura della regina può essere fatta catturando la regina tra le dita prelevandola
direttamente dal favo in cui si trova, afferrandola per le ali oppure direttamente dal torace; è
assolutamente fondamentale non afferrare mai la regina dall’addome per non causare lesioni
all’apparato riproduttore cha è localizzato proprio in questa parte del corpo.
Tenendola poi ben salda tra le dita, sempre dal torace, si agisce poggiando una gocciolina
di colore sul retro dello stesso torace, in mezzo cioè all'attaccatira delle ali, quindi si attende
per qualche istante che il colore si asciughi e si libera la regina poggiandola sul telaio dove si
trovava inizialmente.
Esistono in commercio dei set che sono comunemente usati per la cattura e la marcatura
con il colore delle regine, possono tranquillamente essere usati avendo però l’accortezza di
attendere alcuni secondi in più per la liberazione della regina per evitare che il diluente dello
smalto, molto penetrante, non copra l’odore della regina rendendola così irriconoscibile per
le operaie che la attaccherebbero uccidendola.
Alcuni apicoltori sono soliti tagliare una o due delle ali (operazione che prende il nome di
clippaggio) della regina per impedirne il volo e limitare perciò le possibilità di
allontanamento durante la sciamatura, il metodo però non si rivela troppo efficace sia perché
la regina menomata viene più rapidamente sostituita, sia perché la sciamatura della famiglia
sarebbe solamente posticipata di qualche giorno, in quanto lo sciame abbandonerebbe
ugualmente la cassa a seguito dello sfarfallamento della prima regina vergine.
7 Potrebbe poi capitare che la regina sostituita o marcata di recente venga assalita dalle api
durante una nostra visita, le api si agglomerano per soffocarla, in questo caso mandare delle
sbuffate di fumo e richiudere immediatamente la cassa.
E’ opportuno evitare di aprire le famiglie almeno per la prima settimana - dieci giorni dopo
l’inserimento della nuova regina o la sua marchiatura, specialmente se i ceppi di provenienza
della regina e delle api operaie sono notevolmente diversi.
sostituzione della regina
Operazione abbastanza comune in apicoltura razionale è quella della sostituzione delle
regine, infatti è buona norma non tenere una regina in produzione per periodi superiori ai due
anni, sia perché in questo modo si avrebbe un calo della deposizione di uova ed una
diminuzione conseguente della produzione di miele, sia perché una regina “vecchia”
mantiene la coesione della famiglia con maggiore difficoltà a causa della diminuita
produzione di ferormone mandibolare, accrescendo perciò la tendenza alla sciamatura della
famiglia stessa.
La regina, di norma, si sostituisce in periodo di piena produzione, eliminando la vecchia
oppure portandola via sul telaio in cui si trova ed inserendo immediatamente nella cassa un
cupolino con regina selezionata prossima allo sfarfallamento; questa si accoppierà in volo e
inizierà la deposizione delle uova divenendo di fatto la nuova “padrona” dell’alveare.
Per risparmiare sui tempi spesso si usa inserire all’interno della cassa una regina già
fecondata e marcata in una gabbietta, il risultato è molto meno sicuro data la possibile non
accettazione da parte della famiglia.
In altra dispensa vedremo in che modo migliorare la percentuale di accettazione della regina
da parte della famiglia che la ospiterà.
Sono bellissimo...
Administrafan