La storia del pollo in Italia
Lo sviluppo dell'avicoltura moderna
L'avicoltura di tipo moderno in Italia cominciò a svilupparsi negli anni Cinquanta. Allora si producevano meno di 100.000 t di carne di pollame e, in media, ogni italiano mangiava solo 24 kg di carne dei quali poco più di 2 kg erano di pollame.
Nel 2000 la produzione di carni avicole ha raggiunto quasi 1.195.000 t, il consumo totale si è collocato a 1.060.000 t, pari a 18,48 kg pro capite. L'avicoltura leader della zootecnia
L'avicoltura è dunque divenuta, e si è confermata col passare degli anni, settore leader della zootecnia italiana, l'unico autosufficiente dall'estero, ed ai primi posti in Europa per la qualità dei prodotti.
Questo successo è da ricondursi sia alla qualità degli allevamenti italiani, sia alle caratteristiche nutrizionali della carne di pollo e di tutti i prodotti del comparto avicolo: queste carni sono caratterizzate da un elevato contenuto proteico, da un basso contenuto di grassi e da un equilibrato contenuto in acidi grassi saturi e insaturi, in particolare se confrontate con le carni bovine e suine.
Un'alimentazione ideale
Le carni di pollo sono quindi ideali per quelle alimentazioni che richiedono un basso apporto calorico e un basso contenuto di colesterolo, come nel caso di persone in soprappeso o con patologie cardiovascolari.
L'autosufficienza raggiunta dal settore avicolo è una garanzia per il consumatore, il qual è certo di ritrovare sulla sua tavola un prodotto italiano di qualità.La produzione avicola inEuropa
A livello europeo l'Italia si posiziona al terzo posto nella classifica delle nazioni produttrici, l'offerta comunitaria si concentra per il 75% in soli cinque paesi: Francia (28%), Regno Unito (18%), Italia (14%), Spagna (12%), Germania (8%).
Il consumo di carne avicola in Europa
Per quanto riguarda i consumi di carne di pollame va notato che negli altri Paesi europei nell'ultimo decennio, questi sono cresciuti a ritmi notevolmente più sostenuti di quelli italiani. Ciò è potuto avvenire perché in tali Paesi si è verificata una più netta adesione dei consumatori ai modelli alimentari suggeriti dai nutrizionisti per prevenire le numerose cosiddette 'malattie del benessere' : tenere sotto controllo il contenuto lipidico della dieta , specie quello di grassi saturi. L'eccellenza nutrizionale delle carni di pollame, dovuta all'elevato contenuto proteico ed alla scarsa presenza di grassi, caratterizzati per di più da un favorevole grado di insaturazione, ha in quei paesi decisamente modificato a favore delle carni avicole la composizione dei consumi carnei, con una parallela riduzione della domanda di carni bovine e suine.
Il consumo di carne avicola in Italia
Il consumo pro capite delle carni avicole in Italia è cresciuto in ogni modo, passando dai 18,81 kg. del 1990 ai 19,6 kg. del 1998 e conquistando uno spazio più rilevante sul consumo totale di carni ( dal 22.5% del 1990 all'attuale 24%).
Situazioni di crisi di altri settori zootecnici hanno permesso al consumatore di avvicinarsi maggiormente a carni alternative e apprezzare le caratteristiche qualitative dei prodotti avicoli italiani.
Note: Dati di provenienza Unione Nazionale dell'AvicolturaLa produzione avicola in Italia
Tra le regioni della nostra penisola è il Veneto ad assicurare il maggior contributo ai volumi di carne avicola immessa sul mercato, con oltre 400.000 t, seguito dall'Emilia Romagna (280.000 t), dalla Lombardia (140.000 t), dal Piemonte (77.083 t). Queste quattro regioni coprono da sole circa il 79% della produzione italiana.
[Modificato da Giordy71@ 03/01/2012 08:25]
Sono bellissimo...
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