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COCA

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2012 08:55
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Molti hanno scritto che durante quel periodo si voleva sopprimere l'uso della coca per motivi religiosi però molti cronisti affermavano che era per prevenire la mortalità dei lavoratori delle Ande. Però non si è mai sentito di voler sopprimere le sue coltivazioni.

Alla fine del 1400 le sue foglia arrivarono in Europa ed inizia un lunghissimo periodo di lotta tra i fautori dell'uso di questa droga ed i proibizionisti. Da una parte c'era chi era favorevole al suo consumo, riconoscendone l'enorme valore economico e chi invece, usando argomenti di morale e di ordine pubblico, sostenevano la necessità di sradicare questo uso perchè legato a pratiche magiche e di stregoneria.

E' celebre la frase di Juan de Matienzo (1520-1579), giurista spagnolo ed ufficiale del re che in un'udienza disse ".. quitar la coca es querer que no haya Perú ..." (togliere la coca è come volere che non esista il Perù) respingendo vivacemente i piani di voler vietarne l'uso perchè secondo alcuni ecclesiastici era di ostacolo alla cristianizzazione.

Si arrivò così al II concilio di Lima (1567-69) dove si disse «... cosa inútil y perniciosa que conduce a la perdición por ser talismán del diablo» (.. cosa inutile e cattiva che conduce alla perdizione per essere il talismano del diavolo).

Nonostante ciò, dopo una serie di considerazioni di carattere strettamente economico si arrivò a sostenere che bisognava tollerare l'uso e la produzione della coca per il bene del normale funzionamento del sistema economico. Iniziò così un vero e proprio commercio e produzione e nella seconda metà del 1500 un migliaio di spagnoli trafficavano nella coca. Durante il mandato del vicerè Cañete (1555-1560) si parlava di limitare la produzione, quindi non concedere più licenze per la sua produzione, dettato questo dal fatto che un maggior prodotto immesso sul mercato avrebbe fatto calare il prezzo. Ma con i successivi governanti quali Nieva e García de Castro la coltivazione riprese ad espandersi per far fronte alle richieste dei soldati di fortuna che vagavano per il territorio alla ricerca di ricchezza.

La città di Potosì e Cusco erano il cuore del commercio ed aveva una contrattazione annuale di 100.000 cesti di coca che rendevano circa mezzo milione di pesos. Ovviamente la corona spagnola visto l'enorme movimento di soldi che si generavano si organizzò imponendo tasse e la stessa chiesa era predisposta a chiudere un occhio in quanto una grossa fetta entrava nelle sue casse tanto che il gesuita Blas Valera fece allusione al fatto che buona parte delle entrate del vescovo e dei canonici di Cusco derivavano dalla coca.

Ora, anche se in quel periodo la legislazione di fatto ne proteggeva la produzione, la corona non potendo tuttavia ingnorare le pressioni che c'erano per il controllo della coca, raccomandava ai giudici ecclesiastici di mantenere un'attenta vigilanza sullo sfruttamento coloniale della morale pubblica. Quindi, benchè gli imperativi economici richiedevano tolleranza, altra cosa era estendere la permissività al consumo che generava idolatria e stregoneria. Si creò pertanto una situazione paradossale: era ammessa la coltivazione ed il consumo di coca per i lavoratori (quelli delle miniere sotto il controllo degli spagnoli nelle quali lavoravano per lo più indigeni) ma castigava se produceva benefici economici. Per cui mentre nella selva e nei luoghi dove c'erano le miniera era lecito avere scorte anche importanti di questa pianta, nelle città era considerato reato.
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Nel 1607 Garcilaso de la Vega (foto a lato) il cui nome era Gómez Suárez de Figueroa (1539/1616) scrittore peruviano soprannominato El Inca in quanto fu uno dei primi meticci del Nuovo Mondo a scrivere prevalentemente di tematiche riguardanti il popolo inca, dedica un capitolo dei “Comentarios Reales al Tabaco y a la Coca”, sostenendo che: “Non c’è motivo di lasciare nel dimenticatoio la pianta che gli indigeni chiamano “Kuka” (in quechua), principale ricchezza del Perù".

Fu nel 1750 che Joseph de Jussieu introdusse dell'erbario del Museo de Historia Natural de Paris le piante di coca provenienti dalla Bolivia. Furono quindi studiate da Jean-Baptiste Lamark che le diede il nome di Erythroxylon coca.

Nel 1786 la pianta di Coca è registrata nell’Enciclopedia Botanica di Lamarck nella famiglia delle “Erythroxilaceae” del genere “Erythroxylum”.

Nel 1858 Niemann e Walter isolarono la cocaina, l'alcaloide responsabile delle proprietà psicoattive di questa pianta. All'inizio si usò in medicina per le sue proprietà anestetiche e più tardi anche per la disintossicazione degli eroinomani. Da allora iniziò un fervido studio nei confronti della cocaina ed i suoi effetti.

Nello stesso anno Paolo Mantegazza (medico ed antropologo italiano, 1831-1910)uno dei maggiori studiosi di cocaina (foto a lato) dell'Ottocento destò l'interesse occidentale nei confronti di questa pianta, per via del suo memorabile “Sulle virtù igieniche e medicinali della Coca e sugli alimenti nervosi in generale” pubblicato nel 1858.

Nel 1863 Angelo Mariani (chimico corso, 1838-1914) produce un Vino di Coca a base di foglie di coca (l'etanolo del vino serviva da solvente ed estraeva la cocaina dalle foglie) che divenne subito famoso e fu acclamato da cantanti d'opera e musicisti come ottimo rimedio contro il mal di gola, come stimolante e tonico tanto da far meritare al suo inventore la medaglia dell'Accademia Medica di Francia.


Ogni oncia (28,35 gr) di Vino Mariani conteneva 11% di alcol e 6,5 milligrammi di cocaina.

Probabilmente fu per questo motivo che papa Leone XIII gli diede una medaglia d'oro e fece anche da testimonial del suo prodotto.

Gli scrittori lo amavano: Emile Zola, Jules Verne, Alexandre Dumas e sir Arthur Conan Doyle. Tutti ne erano entusiasti.


Sembra che Robert Louis Stevenson scrisse “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” durante un trip da cocaina durato ben sei giorni. Anche le teste coronate ne facevano largo uso: la regina Vittoria, il re Giorgio di Grecia, re Alfonso XIII di Spagna, lo scià di Persia ed anche i presidenti americani William McKinley e Ulysses Grant. Tutti facevano uso di questo vino.

Nel 1880 la cocaina entrò a far parte del Prontuario Farmaceutico degli Stati Uniti d'America e fu considerata a tutti gli effetti un farmaco.

Nel 1884 Sigmund Freud (foto al lato) la raccomandava per moltissime malattie tra le quali la depressione (e lui stesso ne faceva largo uso) e l'oculista Koller provò la cocaina come anestetico in alcuni interventi oculistici e ne propose l'uso per le anestesie oculari.

Nel 1886 nasce una bevanda a base di foglia di Coca, derivata dal famoso Vino Mariani, privato della componente alcolica. Viene immessa nel mercato degli USA, prodotta dal farmacista John Pemberton (foto sotto) nato nel 1831 a Knoxville, nello stato della Georgia e morto a soli 57 anni, inventore, impresario, chimico e farmaceutico.

Tale bevanda venne chiamata “Coca-Cola” ottenuta con estratto non alcolico di foglie di coca importate dal Perù e noci di cola africana, disciolta in un dolce sciroppo di caramello brevettata nel 1887 e Frank Robinson disegnò il suo marchio rimasto invariato da allora.
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Poco prima della sua morte (avvenuta nel 1888) Pemberton vendette la sua formula ad Asa Candler (foto a sinistra) che rapidamente si trasformerà in uno degli uomini più ricchi del mondo.

Nel suo museo di Atlanta non si fa nessun cenno al fatto che la bevanda discende dalla magica pianta peruviana, anche se è ancora aromatizzata con le sue foglie dalle quali è stata ovviamente tolta la cocaina.

Nel 1889 Morris, nel Giardino Reale Botanico di Kiew (U.K.) identifica la Erythroxylum novogranatense.

Nel 1901 la medicina nordamericana riconosce le virtù della Coca nell'opera “History of Coca” (W.G. Mortimer) J.V. Vail, New York.

Sul finire del diciannovesimo secolo, l'atteggiamento nei confronti della cocaina cambiò in quanto era diventato ormai chiaro che creava dipendenza. Il suo uso cominciò a essere descritto come un vizio tanto che le persone iniziarono a farsi prendere dal panico. L’American journal of pharmacy nel 1903 dichiarò che l’uso di cocaina era diffuso soprattutto tra “bohémien, giocatori d'azzardo, prostitute di tutte le razze, portieri notturni, fattorini, ladri, malavitosi, ruffiani e lavoratori occasionali".

La storia prosegue fino ad arrivare al 1912 quando all'Aia (Olanda) viene firmata la Convenzione dell’Oppio (che includeva gli stati di Germania, Stati Uniti d’America, Cina, Repubblica Francese, Regno Unito della Gran Bretagna d’Irlanda e dei Territori britannici d’oltre mare, Indie, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Persia, la Repubblica Portoghese, Russia, Siam e successivamente Svizzera) che definiva il divieto dell'uso di cocaina, morfina ed eroina. Un anno dopo anche il Perù sottoscrive la Convenzione dell’Aia.

Da allora è stata fatta molto strada nel cercare di frenare l'uso e la produzione della cocaina con da una parte le pressione da parte degli stati produttori che vorrebbere la sua legalizzazione e le restanti nazioni del mondo che viceversa ne vietano l'uso. Oggi il commercio di cocaina supera ogni barriera culturale e ogni distanza tra continenti avendo come unico mercato il mondo e come unico obiettivo il profitto.

LEGISLAZIONE

Ovviamente la legislazione nei diversi paesi del mondo è differente riguardo la vendita ed consumo di questa droga. Per lo più sono solo i paesi produttori che sono favorevoli (anche se non esplicitamente) al consumo in quanto viene messo in evidenza che sono i derivati della coca ad essere dannosi e non le foglie di coca in se.

E' emblematico questo video in cui Evo Morales presidente della Bolivia consegna a Hugo Chávez presidente del Venezuela delle foglie di coca che inizia a consumare non appena finito di parlare in un discorso ufficiale in diretta.
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CURIOSITA'

Il nome "coca" deriva molto probabilmente dalla lingua del popolo Aymara (che vive prevalentemente nelle vicinanze del Lago Titicaca -foto a sinistra- tra Perù, Bolivia, nord del Cile e nord est dell'Argentina) "Kkoka" che significa "pianta divina".

Secondo altri deriverebbe dalla parola "kuka", il nome proprio della pianta in lingua quechua (era la lingua ufficiale dell'impero Inca, ed è attualmente parlata in vari dialetti da circa 10 milioni di persone nella zona occidentale del Sud America).

A proposito di coca cola .... il figlio di Asa Candler aveva nella sua fattoria quattro elefanti che si chiamavano rispettivamente: Coca, Cola, Refrescante e Deliciosa.
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