Nel 1607 Garcilaso de la Vega (foto a lato) il cui nome era Gómez Suárez de Figueroa (1539/1616) scrittore peruviano soprannominato El Inca in quanto fu uno dei primi meticci del Nuovo Mondo a scrivere prevalentemente di tematiche riguardanti il popolo inca, dedica un capitolo dei “Comentarios Reales al Tabaco y a la Coca”, sostenendo che: “Non c’è motivo di lasciare nel dimenticatoio la pianta che gli indigeni chiamano “Kuka” (in quechua), principale ricchezza del Perù".
Fu nel 1750 che Joseph de Jussieu introdusse dell'erbario del Museo de Historia Natural de Paris le piante di coca provenienti dalla Bolivia. Furono quindi studiate da Jean-Baptiste Lamark che le diede il nome di Erythroxylon coca.
Nel 1786 la pianta di Coca è registrata nell’Enciclopedia Botanica di Lamarck nella famiglia delle “Erythroxilaceae” del genere “Erythroxylum”.
Nel 1858 Niemann e Walter isolarono la cocaina, l'alcaloide responsabile delle proprietà psicoattive di questa pianta. All'inizio si usò in medicina per le sue proprietà anestetiche e più tardi anche per la disintossicazione degli eroinomani. Da allora iniziò un fervido studio nei confronti della cocaina ed i suoi effetti.
Nello stesso anno Paolo Mantegazza (medico ed antropologo italiano, 1831-1910)uno dei maggiori studiosi di cocaina (foto a lato) dell'Ottocento destò l'interesse occidentale nei confronti di questa pianta, per via del suo memorabile “Sulle virtù igieniche e medicinali della Coca e sugli alimenti nervosi in generale” pubblicato nel 1858.
Nel 1863 Angelo Mariani (chimico corso, 1838-1914) produce un Vino di Coca a base di foglie di coca (l'etanolo del vino serviva da solvente ed estraeva la cocaina dalle foglie) che divenne subito famoso e fu acclamato da cantanti d'opera e musicisti come ottimo rimedio contro il mal di gola, come stimolante e tonico tanto da far meritare al suo inventore la medaglia dell'Accademia Medica di Francia.
Ogni oncia (28,35 gr) di Vino Mariani conteneva 11% di alcol e 6,5 milligrammi di cocaina.
Probabilmente fu per questo motivo che papa Leone XIII gli diede una medaglia d'oro e fece anche da testimonial del suo prodotto.
Gli scrittori lo amavano: Emile Zola, Jules Verne, Alexandre Dumas e sir Arthur Conan Doyle. Tutti ne erano entusiasti.
Sembra che Robert Louis Stevenson scrisse “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” durante un trip da cocaina durato ben sei giorni. Anche le teste coronate ne facevano largo uso: la regina Vittoria, il re Giorgio di Grecia, re Alfonso XIII di Spagna, lo scià di Persia ed anche i presidenti americani William McKinley e Ulysses Grant. Tutti facevano uso di questo vino.
Nel 1880 la cocaina entrò a far parte del Prontuario Farmaceutico degli Stati Uniti d'America e fu considerata a tutti gli effetti un farmaco.
Nel 1884 Sigmund Freud (foto al lato) la raccomandava per moltissime malattie tra le quali la depressione (e lui stesso ne faceva largo uso) e l'oculista Koller provò la cocaina come anestetico in alcuni interventi oculistici e ne propose l'uso per le anestesie oculari.
Nel 1886 nasce una bevanda a base di foglia di Coca, derivata dal famoso Vino Mariani, privato della componente alcolica. Viene immessa nel mercato degli USA, prodotta dal farmacista John Pemberton (foto sotto) nato nel 1831 a Knoxville, nello stato della Georgia e morto a soli 57 anni, inventore, impresario, chimico e farmaceutico.
Tale bevanda venne chiamata “Coca-Cola” ottenuta con estratto non alcolico di foglie di coca importate dal Perù e noci di cola africana, disciolta in un dolce sciroppo di caramello brevettata nel 1887 e Frank Robinson disegnò il suo marchio rimasto invariato da allora.
Sono bellissimo...
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