00 05/03/2012 23:08
Arezzo, 5 marzo 2012 - E' ancora il 4 marzo quando Jovanotti sale sul palco del suo ultimo concerto. L'ultimo concerto di un tour scandito dal successo e dalla morte: da quella del tecnico schiacciato dalle impalcature a quella di Lucio Dalla pochi giorni fa.

E' ancora il 4 marzo, il compleanno dell'amico, l'addio all'artista, tra le poche date che tutti gli appassionati mandano a mente da quando sanno non parlare ma cantare.

E' ancora il 4 marzo ed è ancora Bologna. Anzi Casalecchio sul Reno, ma cambia poco. Intorno c'è un impianto strapieno ma c'è soprattutto l'emozione fortissima che si era già respirata poche ore prima nella Basilica di San Petronio, lì dove Jovanotti si era stretto ai suoi colleghi e alla gente.

E in questo clima Lorenzo, come fosse su Twitter diventato ormai il suo confessore prediletto, afferra il microfono, si mette a sedere elancia l'omaggio all'amico: e insieme il racconto in presa diretta delle ore del funerale.

"Ho chiamato degli amici quassù. In testaLuca Carboni, ci siamo visti e parlati, abbiamo ringraziato e benedetto il nostro mestiere". Forse lo vorrebbe sul podio ma il collega non ce la fa. Anzi l'amico, essendo stato Carboni tra i pochi artisti invitati anche al suo matrimonio, nella collina cortonese, tra i cespugli presi d'assedio dai fotografi e dai fans.

"Abbiamo perso un maestro. Siamo tutti un po' come gli alunni delle elementari quando se ne va la maestra che ti ha insegnato a leggere e a scrivere. Voglio salutare e parlare con Luca, se fa il cantante a livello meraviglioso deve molto a Lucio. Avevamo anche pensato di salire sul palco insieme e fare qualcosa ma non è facile per chi ha frequentato Lucio per anni".

Lui come tanti altri: quasi tutti in quella basilica che ribolliva di lacrime e di musica, sia pur muta. "Oggi pomeriggio eravamo tanti colleghi a onorare questo maestro che ci ha lasciato così. Non tristezza, perché non era un maestro triste era un maestro di allegria. Allegria, gioia, vita, futuro, e di questo lo ringraziamo Un maestro di fantasta. Ero un bambino quando c'era questo pezzo: lo cantiamo tutti".

E' sempre lo stesso: L'anno che verrà, come se tutti resistessero all'idea di non poter più raccontare Capodanno su quelle note di Lucio Dalla. Come si opponessero a non legare un pezzo del loro futuro a quelle parole. Come se Jovanotti per tutti mettesse dei sacchi di sabbia alla finestra, per respingere la notizia che ti toglie il fiato.

Chiede a tutti di cantare e non ce n'è uno che non lo faccia. Perché la morte di Dalla ha lasciato il segno. Perché quella è una delle poche canzoni che conoscano tutti. E alla fine l'applauso: una standing ovation, con le mani a battere ritmicamente l'una sull'altra e lui, nei movimenti un po' Pippo Baudo e un po' giullare, a rimbalzare quegli applausi verso l'alto.
Sono bellissimo...
Administrafan