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Volpe

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2013 01:40
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La volpe è una specie cacciabile. Il suo periodo di protezione si estende dal 1° marzo al 15 giugno. Vista la sua diffusione, la volpe è sovente vettore di diverse malattie. Data la sua grande adattabilità e il suo opportunismo non è raro trovarla anche nelle città.
La scabbia:
La scabbia è una malattia della pelle altamente contagiosa (la fauna selvatica viene colpita soprattutto dall'acaro Sarcoptes scabiei) e mortale per la maggioranza degli animali selvatici. La malattia può diffondersi con molta rapidità fra una popolazione.
La rabbia:
Dal gennaio 1999 la Svizzera è ufficialmente riconosciuta indenne da rabbia secondo le direttive dell'OMS e dell'OIE. È improbabile che si registrino casi di rabbia nella fauna selvatica terrestre. Potrebbero però essere segnalati casi di infezione nei pipistrelli e negli animali domestici importati dall'estero.
La volpe è il principale portatore e vettore della rabbia, malattia che in questo animale si manifesta con una forte agressività. La naturale paura dell'uomo scompare e l'"istinto di mordere" diventa più forte. Non è raro che un animale in queste condizioni abbandoni il suo territorio naturale. Per gli animali da reddito, gli altri animali selvatici e i cani e i gatti in libertà il rischio di contrarre il virus è molto alto e nemmeno l'uomo ne è immune. La rabbia è trasmessa quasi esclusivamente attraverso il morso. La malattia ha decorso mortale.

L'echinococcosi multiloculare:
Questa malattia è molto rara: Si registrano annualmente da uno a due casi di contagio per milione di abitanti.
Il parassita vive nell'intestino tenue della volpe senza procurarle particolari disturbi. Le uova del parassita vengono liberate nell'ambiente attraverso le feci dell'animale. In rari casi, l'uomo ingerisce queste uova che provocano gravi malattie epatiche. Oggigiorno, la malattia non è più mortale, ma necessita comunque di un trattamento farmacologico che spesso si protrae sull'arco di decenni.
Diffusione
Il parassita è ampiamente diffuso nelle volpi che popolano l'Altopiano svizzero. Spesso anche le volpi di città ne sono affette. In questi casi però, tutto dipende dal luogo in cui si trova l'animale: più sarà vicino al centro città meno rischierà il contagio. Ciò è dovuto alle abitudini alimentari della volpe. In città si nutre prevalentemente di rifiuti e raramente di topi, potenziali portatori delle larve del parassita.
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Emergenza volpi nelle campagne di Preganziol: distrutto l'altra notte un intero pollaio, una ventina di pennuti tra polli e galline che la famiglia di Gino Mattiello allevava in giardino, a San Trovaso. Disperato il proprietario che all'alba ha trovato buona parte dei suoi volatili ammazzati, mentre gli altri sono fuggiti. Ma i casi di pollai decimati dalle volpi sono in aumento, specie nelle campagne tra San Trovaso e Sambughé, come confermano gli agenti faunistici in servizio nel territorio di Preganziol. «In questo periodo le femmine di volpe sono all'inizio della gravidanza e hanno bisogno di amminoacidi che sanno di poter trovare soprattutto nel cervello e nel sangue di galline e polli», spiega Gian Paolo Moino, agente faunistico. Il freddo di queste settimane, unito alla neve che ha imbiancato anche la campagna e che continua a coprire i terreni, sta complicando ulteriormente la ricerca di cibo per le volpi che, presenti in numeri elevati nel nostro territorio, si spingono all'assalto dei pollai, sfidando l'uomo. L'ultimo episodio in ordine di tempo nella zona di Preganziol risale alla notte tra lunedì e martedì. Secondo Gian Paolo Moino e Flavio Danesin, agenti faunistici intervenuti in casa di Gino Mattiello, in via Franchetti a San Trovaso, non una, ma più volpi hanno decimato il pollaio dell'anziano allevatore. Gli animali hanno agito nel cuore della notte, trovando un varco nella recinzione del pollaio. Hanno sorpreso galline e polli mentre stavano dormendo. Una ventina le bestiole rimaste a terra, molte con la testa mangiata proprio per la necessità delle volpi di assimilare parti ricche di amminoacidi. Altri polli e galline, invece, sono fuggiti, approfittando del varco sulla recinzione aperto dalle volpi. Una vera e propria mattanza che ha shoccato i proprietari. La moglie di Gino Mattiello ha pianto quando si è trovata dinnanzi la scena. Non è infatti la prima volta che le volpi fanno strage di pennuti in casa Mattiello. Già negli anni scorsi la coppia di anziani aveva ricevuto la visita dei predatori. Oltre al dispiacere per la morte degli animali, c'è infatti il danno provocato dall'uccisione dei pennuti che vengono allevati dalla famiglia per le uova e la carne. Disperato Gino Mattiello, che ha richiesto l'intervento degli agenti faunistici che operano in collaborazione con il Comune per le questioni di tipo ambientale sollevate dai cittadini. Nelle ore successive alla mattanza, a San Trovaso è intervenuta anche una guardia della Provincia. Coloro che subiscono danni provocati dalla fauna selvatica, ad esempio le volpi ma anche i cinghiali, le nutrie e i topi, possono presentare la segnalazione alla Provincia e la richiesta di risarcimento del danno. Le quote a disposizione degli allevatori trevigiani, tuttavia, sono molto minori rispetto ad alcuni anni fa. E quindi per chi subisce attacchi ai propri allevamenti dalle volpi non ci sono grandi possibilità di rientrare del danno economico subito. Senza contare, che ultimamente,. non mancano segnalazioni di danni provocati anche da cinghiali, nutrie e altri animali selvatici.
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Con il nome comune di volpe vengono indicate 24 specie di mammiferi carnivori appartenenti alla famiglia dei Canidi, diffusi in America, Europa, Asia e Africa, dalla tundra artica al centro delle città. Il più vasto dei generi di volpe, Vulpes, è anche il genere di Canidi con la più ampia distribuzione e uno dei suoi membri, la volpe rossa, è il più diffuso e con ogni probabilità il più adattabile Carnivoro.
Le volpi sono piccoli Canidi con il muso appuntito, cranio leggero e piuttosto appiattito, orecchie larghe e coda molto pelosa. La loro taglia varia da una lunghezza totale del corpo di 60-80 cm, una lunghezza della coda di 30-49 cm e un peso di 8-10 kg nel fennec a una lunghezza totale del corpo di 72-100 cm, una lunghezza della coda di 25-35 cm e un peso di 9 kg nella volpe dalle orecchie corte. Il mantello è perlopiù grigio o arancio-rossiccio, ma anche bianco, grigio, giallo cuoio e nero, a seconda della specie.
Tutte le specie mostrano una grande adattabilità rispetto al cibo, e usano tecniche di caccia che possono variare dall'appostamento furtivo fino all'attacco improvviso. Tranne l'otocione che si nutre di termiti, non esistono grandi differenze nella dieta delle varie specie, tranne quelle costituite dal tipo di prede a disposizione in natura. Le volpi polari si nutrono di uccelli marini, pernici bianche, invertebrati marini, frutti e bacche e delle carcasse che trovano nelle loro metodiche esplorazioni delle spiagge. Le puntate sulle spiagge coincidono con la bassa marea, che lascia allo scoperto cibo fresco.
Anche le volpi rosse hanno una dieta altrettanto varia che consiste di piccoli ungulati, conigli, lepri, roditori e uccelli, ma anche di invertebrati come scarafaggi, cavallette e lombrichi. Sono state anche viste volpi rosse intente a pescare sguazzando in stagni poco profondi. Quando è la stagione, il 90% della dieta può essere costituito da more, mele e dai frutti della rosa canina[4].
Tutte le vere volpi catturano i roditori saltando a un metro da terra e ricadendo in picchiata sulla preda con le zampe anteriori, e ciò con ogni probabilità per neutralizzare il balzo verticale con cui alcuni ratti cercano di sfuggire ai predatori. Le volpi rosse catturano i lombrichi che abbandonano le loro gallerie nelle notti calde e umide, e per far ciò camminano lentamente avanti e indietro cercando di captare il rumore prodotto dalle setole dei lombrichi contro l'erba. Una volta localizzato il verme, la volpe lo punta prima di afferrarlo: i vermi ancora parzialmente ancorati alla galleria non vengono rotti, ma sono tesi e tirati con delicatezza dopo una pausa momentanea, una tecnica che le volpi condividono con i pescatori in cerca di esche.
Poche specie di volpi sono state studiate in differenti habitat, e quelle che lo sono state mostrano di nutrirsi di ogni tipo di cibo a disposizione. Tuttavia hanno alcune preferenze. Le volpi rosse, per esempio, preferiscono i roditori della famiglia dei Cricetidi, come l'arvicola, a membri della famiglia dei Muridi, come il topo selvatico.
Le abitudini alimentari simili delle varie specie possono influenzarne la distribuzione geografica, a causa della competizione per il cibo. Un tempo si pensava che la volpe polare e quella rossa fossero separate a causa della notevole capacità delle volpi polari di resistere alle basse temperature: il loro metabolismo non inizia a crescere fino a -50 °C, mentre quello delle volpi rosse aumenta a partire da -13 °C[4]. Tuttavia le volpi rosse sono state a volte trovate in regioni perfino più fredde di quelle abitate dalle volpi polari, così che sembra logico dedurne che le due specie siano separate dalla competizione alimentare: la volpe rossa pesa oltre il doppio di quella polare e necessita di conseguenza di una maggior quantità di cibo; pertanto nelle regioni più settentrionali, dove scarseggiano le prede, non può controbilanciare adeguatamente i consumi energetici come invece fa la volpe polare.
Tuttavia nelle aree dove entrambe le specie potrebbero vivere, la maggior taglia della volpe rossa le permette di sovrastare la volpe polare, costituendo così un limite alla diffusione meridionale delle volpi polari. Il limite fra gli areali delle due specie ha subito delle fluttuazioni durante le varie epoche glaciali.
La competizione diretta può aver influenzato anche la distribuzione e la taglia delle varie specie di Pseudalopex. Nel Cile centrale e meridionale sia la volpe delle Ande sia la volpe grigia sudamericana si nutrono di quantità all'incirca eguali di roditori, uccelli, uova e serpenti. All'interno del loro areale, però, la taglia delle due specie varia secondo la latitudine.
Da 34° S a 54° S la lunghezza del corpo della volpe delle Ande aumenta da 70 a 90 cm, mentre quella della volpe grigia sudamericana diminuisce da 68 a 42 cm[4]. A 34° S, dove le due specie sono della medesima taglia, la volpe delle Ande popola le regioni più elevate delle Ande, riducendo così la competizione[4]. Più a sud, dove l'altitudine delle Ande diminuisce portando così apparentemente le due specie in competizione diretta, la minor taglia della volpe grigia sudamericana la predispone a cacciare prede più piccole di quelle della volpe delle Ande, riducendo così le possibilità di una competizione diretta.
Le volpi si riproducono una volta all'anno. Il numero dei cuccioli è normalmente da 1 a 6 per cucciolata; a seconda dell'ambiente, la media dei cuccioli di volpe rossa varia da 4 a 8: il numero massimo di feti trovati in una femmina di volpe rossa è 12[4].
Le femmine hanno 6 mammelle[4]. I periodi di gestazione noti sono di 60-63 giorni per la volpe rossa e di 51 per il fennec[4]. I cuccioli sono in genere messi alla luce in gallerie (scavate dalle stesse femmine o strappate ad altre specie) o in fenditure delle rocce. Piccoli di volpe rossa sono stati trovati anche in alberi cavi, presso i muri delle case o nell'erba alta.
Le volpi sono state di solito considerate animali monogami, ma sono state scoperte tane comuni fra le volpi del Bengala e le volpi rosse; nelle tane di queste ultime come anche in quelle delle volpi polari si possono trovare anche degli «aiutanti».
Fra le volpi rosse la percentuale delle femmine che si riproducono varia a seconda delle zone dal 30% al 100% circa.
Le volpi sono state descritte come carnivori solitari che cacciano individualmente piccole prede per le quali una caccia in cooperativa sarebbe più di impedimento che di vantaggio. Il loro comportamento sociale è stato pertanto ritenuto contrapposto a quello dei canidi che cacciano in branco, come i lupi.
Con le moderne tecniche di studio, che si avvalgono dei radiocollari e delle attrezzature per la visione notturna, è divenuto chiaro che la società delle volpi è invece complessa. In alcune zone esse sono monogame, in altre, come accade per la volpe rossa e quella polare, possono vivere in gruppi composti solitamente da un maschio adulto e da parecchie femmine.
Finora il gruppo più numeroso di volpi polari sin qui osservato è di 3 individui, mentre è di 6 per la volpe rossa[4].
Non vi sono prove di una immigrazione di femmine in tali gruppi, e pertanto i membri femminili sono probabilmente imparentati fra loro, mentre tutti i discendenti maschi emigrano. Le distanze entro le quali si disperdono variano secondo gli ambienti: ne sono state registrate di superiori a 200 km, con i maschi che si allontanano più delle femmine.
Sebbene le loro strade si possano incrociare più volte ogni notte, le volpi di ogni gruppo possono cacciare perlopiù in zone differenti del loro territorio, e il maschio dominante monopolizza la zona migliore. L'area del territorio delle volpi rosse può variare da 10 a 2000 e più ettari, quella delle volpi polari fra 860 e 6000 ettari; non c'è collegamento fra area del territorio e dimensioni del gruppo[4].
Feci e urine sono abbandonate su punti di riferimento opportuni, come i ciuffi d'erba; questi segnali olfattivi sono distribuiti per tutto il territorio, ma in particolare nei luoghi più visitati dalle volpi stesse. Gli animali dominanti emettono urina più di quanto facciano i subordinati, e ogni individuo è in grado di distinguere le proprie urine da quelle di estranei. Le volpi possiedono un paio di ghiandole anali su ciascun lato dell'ano; le loro secrezioni possono essere emesse spontaneamente o con le feci. Inoltre sono dotate di una ghiandola cutanea lunga 2 cm sulla superficie dorsale della coda, in prossimità della sua base[4]. Questa «ghiandola supracaudale» o «ghiandola viola» è coperta di setole e appare come una macchia scura sulla coda di tutte le vere volpi; altre ghiandole sono inoltre presenti fra le dita.
Come altri Canidi, le volpi comunicano per mezzo di suoni e di segnali olfattivi e comportamentali.
La volpe polare emette spesso richiami, per esempio all'approssimarsi di un nemico o durante la stagione degli amori. Il repertorio vocale della volpe rossa comprende uggiolii di aggressione e un sonoro ululato usato dalle giovani volpi d'inverno e più spesso nella stagione degli amori. Del repertorio della volpe rossa fanno parte anche latrati, leggeri uggiolii (fra le femmine e i cuccioli) e strilli.
A dispetto della loro leggendaria astuzia, anche tra le volpi vi sono specie minacciate. La volpe di Darwin e la volpe grigia delle isole sono a un passo dall'estinzione, e abbastanza rare sono anche la volpe dalle orecchie corte e la volpe di Sechura; la volpe delle Falkland, invece, è ormai estinta: l'ultimo esemplare venne abbattuto nel 1876.
La gestione e la conservazione delle volpi ruotano attorno a tre principali questioni: la caccia per hobby, la caccia per le pellicce e il controllo della rabbia. Gli anni '70 hanno conosciuto un ritorno della moda anteguerra delle pellicce di volpe, e ne è conseguita un'enorme caccia.
Tutti i generi di volpi sono soggetti a soffrire di rabbia, malattia da virus che può causare nell'uomo l'idrofobia. Milioni di volpi sono state abbattute nel vano tentativo di controllare la malattia, ma le volpi hanno tali capacità di ripresa che le loro popolazioni possono sopportare una mortalità di circa il 75% senza subire ulteriori cali[4]. La migliore speranza per eliminare la rabbia viene riposta nella vaccinazione orale realizzata mediante lanci aerei di esche contenenti vaccino antirabbico. Prove preliminari in Svizzera e Canada hanno dimostrato che circa il 74% delle volpi mangia le esche[4]. Comunque, non è ancora stato realizzato un vaccino orale che sia altamente efficace.
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