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Costruire un: arnia

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2015 14:00
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Le arnie
Le case delle api descritte nei loro particolari costruttivi.









Le arnie moderne
Dai bugni villici alle arnie moderne l’uomo ha concretizzato le proprie osservazioni delle naturali abitudini delle api e, con la propria fantasia ha sperimentato man mano una serie di accorgimenti tecnici che lo hanno condotto a sviluppare diversi modelli di arnie, ognuno dei quali dotato di caratteristiche diverse.
Il principale vantaggio delle arnie moderne rispetto ai bugni villici è dato dall’introduzione dei favi mobili: le api sono indotte a costruire i propri favi su strutture mobili dette telaini.
I telaini sono strutture in legno armati con un filo di ferro stagnato che sorregge un sottile foglio di cera stampata con le basi delle celle femminili (foglio cereo).
L’uso del foglio cereo ha lo scopo di indurre le api a costruire le celle in modo ordinato.
Grazie ai telaini mobili l’apicoltore può estrarre i favi per controllare lo stato della famiglia, effettuare le operazioni di pulizia e di trattamento delle malattie ed, infine, può bilanciare la forza delle famiglie, sostituire le regine e creare nuove colonie.
Ancora oggi, a seconda della locazione geografica, vengono utilizzati modelli di arnia differenti, ognuno dei quali dispone di varianti e di piccole particolarità. Tra di essi occorre citare il modello Voirnot (utilizzata nel nord della Francia e nel Belgio), il modello Layens (a sviluppo orizzontale, utilizzata in zone a clima rigido) e i modelli dei padri fondatori della moderna apicoltura, cioè i modelli Langstrooth e Dadant (successivamente modificata in Europa da Blatt; da qui il nome Dadant-Blatt).
Attualmente, i principali modelli di arnia utilizzati nel mondo sono la Langstrooth e la Dadant Blatt (la quale, con qualche lieve modifica viene chiamata anche italica Carlini).
La principale distinzione fra le due arnie riguarda la dimensione del corpo del nido e dei melari. Il modello Langstrooth ha nido e melario della stessa dimensione (interno 37,8x48,8 e altezza di 23,5 cm) e si presta a numerose manipolazioni grazie alla intercambiabilità dei telaini del nido e del melario. E’ molto usata in America e si presta molto bene all’apicoltura professionale, grazie alle sue doti di flessibilità. In Italia non viene però utilizzata.
L’arnia assunta a modello di questo capitolo è la Dadant-Blatt, perché e quella più utilizzata in Italia ed in Europa. Per questo modello le ulteriori distinzioni riguardano la dimensione (10 o 12 telaini), il tipo di utilizzo (stanziale o nomade) e il fondo (fisso o mobile).
In breve, la dimensione dell’arnia incide sulla rapidità di sviluppo della famiglia, sulla forza e sulle capacità produttive della famiglia, sulla maneggevolezza dell’arnia e dei melari.
L’arnia a 12 telaini risulta sicuramente più proficua per la produzione, ma è più difficile e più lento portare la famiglia al massimo sviluppo e mantenerla in forze.
Un alveare costituito da un’arnia a 10 telaini è in genere più facile da sviluppare; l’arnia è più leggera, più facile da spostare e da mantenere; essa si presta maggiormente alla pratica del nomadismo.
La maggiore flessibilità di questo modello rispetto al precedente ha prevalso nella difficile scelta di definire un nostro modello di riferimento.
Infine abbiamo scelto di utilizzare un modello stanziale, detto a cubo, perché è di più facile realizzazione (per gli autocostruttori) e ben si presta ad essere adattato come arnia nomade.
Per l’ampia diffusione raggiunta e per la possibilità di intercambiare telaini e accessori (melari, nutritori, ferramenta, etc.) vi consigliamo di utilizzare un unico modello di arnia. Tuttavia il principio di base di tutti i modelli di arnia è quello di salvaguardare lo spazio d’ape, cioè la distanza fra gli elementi dell’arnia che consente il passaggio delle api: la dimensione ottimale di questo spazio è di circa 8 mm: gli spazi inferiori ai 7 mm vengono propolizzati, mentre quelli superiori ai 9 mm vengono chiusi con ponti di cera.
Sono bellissimo...
Gio71@
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