«Spero di non vederlo mai più»
Il ragazzo, ora 28enne, aveva nove anni quando arrestarono il padre: «Se me lo trovassi di fronte? Non saprei cosa dirgli. Ma preferirei non trovarmelo»
I fratelli Savi (Roberto è quello a sinistra)
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BOLOGNA - «Se mi trovassi mio padre lo trovassi di fronte? Uno, non saprei cosa dirgli. Due, preferirei proprio non trovarmelo». Il padre in questione è Roberto Savi, uno dei killer della Uno Bianca, in carcere condannato all'ergastolo, e a parlare è suo figlio, ora 28enne, che aveva nove anni all'epoca dell'arresto del padre.
LA BANDA DELLA UNO BIANCA - Roberto Savi, con il fratello Alberto, Pietro Gugliotta e Marino Occhipinti faceva parte della banda di criminali che tra il 1987 e il 1994 fece 24 morti e un centinaio di feriti tra Bologna, la Romagna e le Marche.
IL FIGLIO: «È GIUSTO CHE PAGHINO» - A pochi giorni dalla semilibertà a Marino Occhipinti, il figlio di Roberto Savi parla in un'intervista a Radio Nettuno: «Mi sono messo nei loro panni e non è per niente bello quello che possono aver passato i parenti delle vittime. E infatti sono d'accordo con loro che è giusto che paghino», dice.
«SE MIO PADRE TORNASSE LIBERO? NON SAPREI COSA DIRGLI» - E se anche caso Roberto Savi tornasse libero? «Nonostante tutto non vorrei averci niente a che fare», risponde il ragazzo. «Se me lo trovassi di fronte? Uno, non saprei cosa dirgli. Due, preferirei proprio non trovarmelo», aggiunge. Ha ancora bene in mente la serata in cui il padre, agente della polizia nella questura di Bologna, venne arrestato, il 21 novembre 1994: «Casa mia - racconta nell'intervista a don Marco Baroncini, giornalista pubblicista e parroco di Ripoli, il paese dove abitano tra l'altro anche il marito e i figli di Annamaria Franzoni - si riempì di poliziotti e anche sotto casa era veramente pieno. Infatti mi rimase impresso in testa».
Sono bellissimo...
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