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Papa Benedetto XVI

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2012 11:04
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Papa Benedetto XVI



--------------------------------------------------------------------------------

265º papa della Chiesa cattolica

Elezione 19 aprile 2005
Insediamento 24 aprile 2005
Motto Cooperatores veritatis
Cardinali creati vedi categoria
Predecessore papa Giovanni Paolo II

Nome Joseph Alois Ratzinger
Nascita Marktl, 16 aprile 1927
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Papa Benedetto XVI, nato Joseph Aloisius Ratzinger (in latino: Benedictus XVI; Marktl, 16 aprile 1927), è dal 19 aprile 2005 il vescovo di Roma e il 265º papa della Chiesa cattolica. In quanto tale, è sovrano assoluto della Città del Vaticano, primate d'Italia, capo del collegio episcopale, oltre agli altri titoli propri del romano Pontefice[1].

È stato eletto papa dal conclave il 19 aprile 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II. È il settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica, l'ultimo era stato Stefano IX (1057-1058).

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Le origini e la gioventùIl padre, Joseph Ratzinger, era commissario di gendarmeria e proveniva da una modesta famiglia di agricoltori della diocesi di Passavia, nella Bassa Baviera; la madre, di Rimsting, sul lago Chiem in Baviera, era figlia di artigiani e, prima di sposarsi, aveva lavorato come cuoca in diversi alberghi.[2]

Con il Gesetz über die Hitlerjugend, emendato il 6 marzo 1939 e in vigore fino al 1945, Hitler obbligava tutti i giovani di età compresa fra i 14 e i 18 anni ad arruolarsi nella Hitlerjugend.

Pertanto, dopo i primi studi in seminario, all'età di 16 anni il giovane Joseph venne assegnato al programma Luftwaffenhelfer ("personale di supporto alla Luftwaffe") a Monaco e fu assegnato in un reparto di artiglieria contraerea esterno alla Wehrmacht che difendeva gli stabilimenti della BMW. Fu assegnato per un anno ad un reparto di intercettazioni radiofoniche. Con il peggioramento delle sorti tedesche nel conflitto fu trasferito e incaricato allo scavo di trincee, quindi inviato insieme a gruppi di coetanei a compiere marce in alcune città tedesche cantando canti nazionalsocialisti per sollevare il morale della popolazione. Come egli stesso ricorda, nell'aprile del 1944 durante una di queste marce disertò, e riuscì ad evitare la fucilazione, prevista per i disertori, grazie ad un sergente che lo fece scappare[3]. Con la disfatta tedesca, nell'aprile del 1945 Ratzinger fu recluso per alcune settimane in un campo degli Alleati, vicino a Ulma, come prigioniero di guerra; venne rilasciato il 19 giugno 1945. Durante tutto questo periodo non ebbe mai necessità di sparare un colpo e infatti non si trovò mai a partecipare a scontri armati[3].

Gli studiHa compiuto inizialmente i suoi studi in filosofia all'università di Monaco di Baviera e successivamente alla scuola superiore di filosofia e teologia di Frisinga, dove discusse la tesi di teologia dal titolo Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di sant'Agostino. Nel periodo di Frisinga fu ospitato presso l'Herzogliches Georgianum, un seminario interdiocesano dove confluivano tutti i candidati al sacerdozio della Baviera. Egli descrive quegli anni come un periodo culturalmente molto ricco e stimolante. La formazione che ricevette risentì soprattutto del neoplatonismo agostiniano e del pensiero di Pascal, correnti filosofiche molto presenti nell'ambiente culturale tedesco.

Il 29 giugno 1951 all'età di 24 anni è stato ordinato sacerdote, assieme a suo fratello maggiore Georg, dall'arcivescovo di Monaco e Frisinga Michael von Faulhaber.

Nel 1955, presentando la tesi di abilitazione all'insegnamento dal titolo La teologia della storia di san Bonaventura per la cattedra di dogmatica e teologia fondamentale a Frisinga, venne accusato dall'insegnante correlatore Michael Schmaus di un «pericoloso modernismo» per il fatto che le idee teologiche qui espresse avrebbero potuto portare alla soggettivizzazione del concetto di rivelazione. La tesi fu opportunamente modificata (conservando comunque la struttura di pensiero) e l'anno successivo Ratzinger superò l'esame di abilitazione alla libera docenza. I suoi contrasti con il correlatore, sorti soprattutto perché ne aveva criticato le posizioni considerandole ormai superate,[4] favorirono un avvicinamento a Karl Rahner, che Schmaus aveva invitato a Königstein, assieme a tutti i dogmatici di lingua tedesca, per la Pasqua del 1956 al fine di costituire l'associazione tedesca dei teologi dogmatici e fondamentali.

Lo stemma cardinalizio di Joseph RatzingerPer il giovane professore fu un'esperienza fondamentale la partecipazione, dal 1962, al concilio Vaticano II dove acquisì notorietà internazionale. Inizialmente partecipò come consulente teologico dell'arcivescovo di Colonia cardinale Josef Frings, e poi come perito del Concilio, su interessamento dello stesso Frings, fin dalla fine della prima sessione. Risulta interessante sottolineare che Ratzinger, grazie al cardinale Frings che lo teneva aggiornato, poté consultare regolarmente gli schemi preparatori (schemata) che sarebbero stati presentati ai Padri dopo la convocazione dell'assemblea conciliare. Fu un periodo in cui arricchì molto le proprie conoscenze teologiche, avendo infatti avuto modo di incontrare molti teologi come Henri De Lubac, Jean Daniélou, Yves Congar, Gérard Philips, oltre a cardinali e vescovi di tutto il mondo.

Per dieci anni, dal 1959 al 1969 fu insegnante a Bonn, Münster, e Tubinga. Nel 1969 divenne professore ordinario di teologia dogmatica e storia dei dogmi all'Università di Ratisbona
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Arcivescovo e cardinale Questa sezione sull'argomento cattolicesimo è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Papa Paolo VI mentre consegna l'anello cardinalizio a Joseph RatzingerIl 24 marzo 1977 venne nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga da papa Paolo VI ed il 28 maggio dello stesso anno ricevette la consacrazione episcopale.[5] Il successivo 27 giugno Paolo VI lo creò cardinale, e gli fu assegnato il titolo di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino; in quella stessa occasione, Montini lo definì un «insigne maestro di teologia».[6]

Nel 1978 prese parte ai conclavi che elessero papa Giovanni Paolo I e papa Giovanni Paolo II.

Prefetto della Congregazione per la dottrina della fedeIl 25 novembre 1981 papa Giovanni Paolo II lo nominò prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l'organo della Santa Sede che si occupa di vigilare sulla correttezza della dottrina cattolica, carica che manterrà fino all'elevazione al soglio pontificio. Il 15 febbraio 1982 rinunciò al governo pastorale dell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga.

Nel 1985, rompendo la lunga tradizione di discrezione che caratterizzava l'ex Sant'Uffizio, accettò di essere intervistato dal giornalista italiano Vittorio Messori, già autore di due saggi su Gesù. Dall'incontro dell'agosto 1984 in un'ala chiusa del seminario di Bressanone, nacque il libro Rapporto sulla fede che, oltre a riscuotere successo in termini di vendite, provocò adesioni ma anche critiche all'interno e all'esterno della Chiesa cattolica.[7]

Nel 1986, nel ruolo di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, firma il documento intitolato Cura pastorale delle persone omosessuali, in cui si definisce l'omosessualità come condizione oggettivamente disordinata[8].

Il 15 aprile 1993 venne elevato alla dignità di cardinale vescovo e gli fu affidata la sede suburbicaria di Velletri-Segni, che mantenne fino alla sua elezione a papa.

Come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, fu autore dell'epistola De Delictis Gravioribus datata 18 maggio 2001 e rivolta a tutti i vescovi e ad altri membri della gerarchia della Chiesa cattolica. Successivamente, è stato citato come imputato dalla Corte distrettuale della contea di Harris (Texas), perché accusato di "ostruzione della giustizia" a seguito dell'invio dell'epistola. Secondo l'accusa, il documento della Congregazione potrebbe aver favorito la copertura di prelati coinvolti nei casi di molestie sessuali negli Stati Uniti (molti dei quali su minorenni). Il 20 settembre 2005 però il Dipartimento di Stato statunitense ha accolto la richiesta di concedere al Papa l'immunità diplomatica, in quanto capo in carica di uno Stato sovrano, esentandolo di fatto dal processo[9].

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Altri ruoli e riconoscimenti Il cardinal Joseph Ratzinger in un'istantaneaDa cardinale, fu chiamato da Giovanni Paolo II a presiedere la Pontificia Commissione Biblica, la Commissione Teologica Internazionale, la Commissione per la preparazione del catechismo della Chiesa cattolica (dal 1986 al 1992), e la Commissione di cardinali per la preparazione del Compendio del catechismo (dal 2003 al 2005).

Il 10 novembre 1999 gli venne conferita dalla Libera Università Maria Santissima Assunta la laurea honoris causa in giurisprudenza.

L'asteroide 8661 Ratzinger è stato a lui dedicato, in ricordo del suo impegno da cardinale in favore degli archivi vaticani.

Decano del Collegio CardinalizioIl 30 novembre 2002 divenne decano del collegio cardinalizio ed ottenne la sede suburbicaria di Ostia riservata al decano, in aggiunta a quella di Velletri-Segni.

Nonostante avesse avanzato più volte le richieste di congedo, mantenne il suo incarico in curia e divenne uno dei più stretti collaboratori del pontefice, soprattutto con l'aggravarsi delle sue condizioni di salute[10]

Il 25 marzo 2005, Venerdì santo, guidò le meditazioni della tradizionale Via Crucis al Colosseo. In tale occasione pronunciò forti parole riguardanti la Chiesa, denunciando una cristianità «stancatasi della fede ha abbandonato il Signore»:[11]

« Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa! »


Il 1º aprile 2005 tenne a Subiaco una conferenza dal titolo «L'Europa nella crisi delle culture», nella quale tracciò uno scenario della Chiesa in Europa e criticò fortemente «la forma attuale della cultura illuminista» che costituisce «la contraddizione in assoluto più radicale non solo del cristianesimo, ma delle tradizioni religiose e morali dell'intera umanità».[12]

Come decano del Sacro Collegio, venerdì 8 aprile 2005, presiedette la cerimonia funebre per Giovanni Paolo II ("Messa esequiale del Romano Pontefice"); durante la Messa, pronunciò un'omelia che sarebbe divenuta celebre come il suo "programma di pontificato". In essa denunciò il pericolo di una «dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le proprie voglie», opponendo ad essa «un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo», «misura del vero umanesimo», ««criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità»; disse quindi che: «questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo» anche se «avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo».[
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265º papa della Chiesa cattolica

Elezione 19 aprile 2005
Insediamento 24 aprile 2005
Motto Cooperatores veritatis
Cardinali creati vedi categoria
Predecessore papa Giovanni Paolo II

Nome Joseph Alois Ratzinger
Nascita Marktl, 16 aprile 1927
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Papa Benedetto XVI, nato Joseph Aloisius Ratzinger (in latino: Benedictus XVI; Marktl, 16 aprile 1927), è dal 19 aprile 2005 il vescovo di Roma e il 265º papa della Chiesa cattolica. In quanto tale, è sovrano assoluto della Città del Vaticano, primate d'Italia, capo del collegio episcopale, oltre agli altri titoli propri del romano Pontefice[1].

È stato eletto papa dal conclave il 19 aprile 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II. È il settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica, l'ultimo era stato Stefano IX (1057-1058).

Indice [nascondi]
1 Biografia
1.1 Le origini e la gioventù
1.2 Gli studi
1.3 Arcivescovo e cardinale
1.4 Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede
1.4.1 Altri ruoli e riconoscimenti
1.5 Decano del Collegio Cardinalizio
1.6 L'elezione come successore di Giovanni Paolo II
1.7 La scelta del nome
1.8 Lo stemma
1.9 Il motto
1.10 La messa di inizio del ministero petrino
1.11 La presa di possesso della Cattedra romana
2 Il pontificato
2.1 L'invito a rispettare tutte le religioni
2.1.1 Altri messaggi per la pace
2.2 L'impegno ecumenico
2.2.1 Il dialogo con la Chiesa ortodossa
2.2.2 Il dialogo con gli anglicani
2.2.3 Il dialogo con i cattolici tradizionalisti
2.3 Il rapporto della Chiesa con ebrei e musulmani
2.3.1 Benedetto XVI nei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau
2.3.2 La visita in Terra Santa
2.3.3 Il dialogo con i Musulmani
2.4 L'attenzione ai temi del Concilio Vaticano II
2.4.1 L'ermeneutica della continuità
2.5 La rivalutazione di aspetti della tradizione
2.5.1 Il recupero della tradizione liturgica
2.6 La lettera ai cattolici della Cina
2.7 Fede e ragione
2.8 La globalizzazione
2.9 Il caso Fernando Lugo
2.10 Morale sessuale
2.11 Pedofilia nel clero
2.11.1 Il "caso Maciel"
2.11.2 Il "caso Irlanda"
2.11.3 Ricorso alla Corte Penale Internazionale
2.12 Viaggi apostolici
2.13 Opere e documenti
2.14 Concistori ordinari pubblici, per la creazione di nuovi cardinali
3 Controversie
4 Genealogia episcopale e successione apostolica
5 Onorificenze
5.1 Onorificenze pontificie
5.2 Onorificenze straniere
6 Cittadinanze onorarie
7 Documentari
8 Note
9 Bibliografia
9.1 Opere di Benedetto XVI
9.2 Opere su Benedetto XVI
10 Voci correlate
11 Altri progetti
12 Collegamenti esterni

Biografia La casa natale di Joseph RatzingerLe origini e la gioventùIl padre, Joseph Ratzinger, era commissario di gendarmeria e proveniva da una modesta famiglia di agricoltori della diocesi di Passavia, nella Bassa Baviera; la madre, di Rimsting, sul lago Chiem in Baviera, era figlia di artigiani e, prima di sposarsi, aveva lavorato come cuoca in diversi alberghi.[2]

Con il Gesetz über die Hitlerjugend, emendato il 6 marzo 1939 e in vigore fino al 1945, Hitler obbligava tutti i giovani di età compresa fra i 14 e i 18 anni ad arruolarsi nella Hitlerjugend.

Pertanto, dopo i primi studi in seminario, all'età di 16 anni il giovane Joseph venne assegnato al programma Luftwaffenhelfer ("personale di supporto alla Luftwaffe") a Monaco e fu assegnato in un reparto di artiglieria contraerea esterno alla Wehrmacht che difendeva gli stabilimenti della BMW. Fu assegnato per un anno ad un reparto di intercettazioni radiofoniche. Con il peggioramento delle sorti tedesche nel conflitto fu trasferito e incaricato allo scavo di trincee, quindi inviato insieme a gruppi di coetanei a compiere marce in alcune città tedesche cantando canti nazionalsocialisti per sollevare il morale della popolazione. Come egli stesso ricorda, nell'aprile del 1944 durante una di queste marce disertò, e riuscì ad evitare la fucilazione, prevista per i disertori, grazie ad un sergente che lo fece scappare[3]. Con la disfatta tedesca, nell'aprile del 1945 Ratzinger fu recluso per alcune settimane in un campo degli Alleati, vicino a Ulma, come prigioniero di guerra; venne rilasciato il 19 giugno 1945. Durante tutto questo periodo non ebbe mai necessità di sparare un colpo e infatti non si trovò mai a partecipare a scontri armati[3].

Gli studiHa compiuto inizialmente i suoi studi in filosofia all'università di Monaco di Baviera e successivamente alla scuola superiore di filosofia e teologia di Frisinga, dove discusse la tesi di teologia dal titolo Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di sant'Agostino. Nel periodo di Frisinga fu ospitato presso l'Herzogliches Georgianum, un seminario interdiocesano dove confluivano tutti i candidati al sacerdozio della Baviera. Egli descrive quegli anni come un periodo culturalmente molto ricco e stimolante. La formazione che ricevette risentì soprattutto del neoplatonismo agostiniano e del pensiero di Pascal, correnti filosofiche molto presenti nell'ambiente culturale tedesco.

Il 29 giugno 1951 all'età di 24 anni è stato ordinato sacerdote, assieme a suo fratello maggiore Georg, dall'arcivescovo di Monaco e Frisinga Michael von Faulhaber.

Nel 1955, presentando la tesi di abilitazione all'insegnamento dal titolo La teologia della storia di san Bonaventura per la cattedra di dogmatica e teologia fondamentale a Frisinga, venne accusato dall'insegnante correlatore Michael Schmaus di un «pericoloso modernismo» per il fatto che le idee teologiche qui espresse avrebbero potuto portare alla soggettivizzazione del concetto di rivelazione. La tesi fu opportunamente modificata (conservando comunque la struttura di pensiero) e l'anno successivo Ratzinger superò l'esame di abilitazione alla libera docenza. I suoi contrasti con il correlatore, sorti soprattutto perché ne aveva criticato le posizioni considerandole ormai superate,[4] favorirono un avvicinamento a Karl Rahner, che Schmaus aveva invitato a Königstein, assieme a tutti i dogmatici di lingua tedesca, per la Pasqua del 1956 al fine di costituire l'associazione tedesca dei teologi dogmatici e fondamentali.

Lo stemma cardinalizio di Joseph RatzingerPer il giovane professore fu un'esperienza fondamentale la partecipazione, dal 1962, al concilio Vaticano II dove acquisì notorietà internazionale. Inizialmente partecipò come consulente teologico dell'arcivescovo di Colonia cardinale Josef Frings, e poi come perito del Concilio, su interessamento dello stesso Frings, fin dalla fine della prima sessione. Risulta interessante sottolineare che Ratzinger, grazie al cardinale Frings che lo teneva aggiornato, poté consultare regolarmente gli schemi preparatori (schemata) che sarebbero stati presentati ai Padri dopo la convocazione dell'assemblea conciliare. Fu un periodo in cui arricchì molto le proprie conoscenze teologiche, avendo infatti avuto modo di incontrare molti teologi come Henri De Lubac, Jean Daniélou, Yves Congar, Gérard Philips, oltre a cardinali e vescovi di tutto il mondo.

Per dieci anni, dal 1959 al 1969 fu insegnante a Bonn, Münster, e Tubinga. Nel 1969 divenne professore ordinario di teologia dogmatica e storia dei dogmi all'Università di Ratisbona.

Arcivescovo e cardinale Questa sezione sull'argomento cattolicesimo è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Papa Paolo VI mentre consegna l'anello cardinalizio a Joseph RatzingerIl 24 marzo 1977 venne nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga da papa Paolo VI ed il 28 maggio dello stesso anno ricevette la consacrazione episcopale.[5] Il successivo 27 giugno Paolo VI lo creò cardinale, e gli fu assegnato il titolo di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino; in quella stessa occasione, Montini lo definì un «insigne maestro di teologia».[6]

Nel 1978 prese parte ai conclavi che elessero papa Giovanni Paolo I e papa Giovanni Paolo II.

Prefetto della Congregazione per la dottrina della fedeIl 25 novembre 1981 papa Giovanni Paolo II lo nominò prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l'organo della Santa Sede che si occupa di vigilare sulla correttezza della dottrina cattolica, carica che manterrà fino all'elevazione al soglio pontificio. Il 15 febbraio 1982 rinunciò al governo pastorale dell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga.

Nel 1985, rompendo la lunga tradizione di discrezione che caratterizzava l'ex Sant'Uffizio, accettò di essere intervistato dal giornalista italiano Vittorio Messori, già autore di due saggi su Gesù. Dall'incontro dell'agosto 1984 in un'ala chiusa del seminario di Bressanone, nacque il libro Rapporto sulla fede che, oltre a riscuotere successo in termini di vendite, provocò adesioni ma anche critiche all'interno e all'esterno della Chiesa cattolica.[7]

Nel 1986, nel ruolo di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, firma il documento intitolato Cura pastorale delle persone omosessuali, in cui si definisce l'omosessualità come condizione oggettivamente disordinata[8].

Il 15 aprile 1993 venne elevato alla dignità di cardinale vescovo e gli fu affidata la sede suburbicaria di Velletri-Segni, che mantenne fino alla sua elezione a papa.

Come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, fu autore dell'epistola De Delictis Gravioribus datata 18 maggio 2001 e rivolta a tutti i vescovi e ad altri membri della gerarchia della Chiesa cattolica. Successivamente, è stato citato come imputato dalla Corte distrettuale della contea di Harris (Texas), perché accusato di "ostruzione della giustizia" a seguito dell'invio dell'epistola. Secondo l'accusa, il documento della Congregazione potrebbe aver favorito la copertura di prelati coinvolti nei casi di molestie sessuali negli Stati Uniti (molti dei quali su minorenni). Il 20 settembre 2005 però il Dipartimento di Stato statunitense ha accolto la richiesta di concedere al Papa l'immunità diplomatica, in quanto capo in carica di uno Stato sovrano, esentandolo di fatto dal processo[9].

Per approfondire, vedi le voci De Delictis Gravioribus e Crimen sollicitationis.
Altri ruoli e riconoscimenti Il cardinal Joseph Ratzinger in un'istantaneaDa cardinale, fu chiamato da Giovanni Paolo II a presiedere la Pontificia Commissione Biblica, la Commissione Teologica Internazionale, la Commissione per la preparazione del catechismo della Chiesa cattolica (dal 1986 al 1992), e la Commissione di cardinali per la preparazione del Compendio del catechismo (dal 2003 al 2005).

Il 10 novembre 1999 gli venne conferita dalla Libera Università Maria Santissima Assunta la laurea honoris causa in giurisprudenza.

L'asteroide 8661 Ratzinger è stato a lui dedicato, in ricordo del suo impegno da cardinale in favore degli archivi vaticani.

Decano del Collegio CardinalizioIl 30 novembre 2002 divenne decano del collegio cardinalizio ed ottenne la sede suburbicaria di Ostia riservata al decano, in aggiunta a quella di Velletri-Segni.

Nonostante avesse avanzato più volte le richieste di congedo, mantenne il suo incarico in curia e divenne uno dei più stretti collaboratori del pontefice, soprattutto con l'aggravarsi delle sue condizioni di salute[10]

Il 25 marzo 2005, Venerdì santo, guidò le meditazioni della tradizionale Via Crucis al Colosseo. In tale occasione pronunciò forti parole riguardanti la Chiesa, denunciando una cristianità «stancatasi della fede ha abbandonato il Signore»:[11]

« Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa! »


Il 1º aprile 2005 tenne a Subiaco una conferenza dal titolo «L'Europa nella crisi delle culture», nella quale tracciò uno scenario della Chiesa in Europa e criticò fortemente «la forma attuale della cultura illuminista» che costituisce «la contraddizione in assoluto più radicale non solo del cristianesimo, ma delle tradizioni religiose e morali dell'intera umanità».[12]

Come decano del Sacro Collegio, venerdì 8 aprile 2005, presiedette la cerimonia funebre per Giovanni Paolo II ("Messa esequiale del Romano Pontefice"); durante la Messa, pronunciò un'omelia che sarebbe divenuta celebre come il suo "programma di pontificato". In essa denunciò il pericolo di una «dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le proprie voglie», opponendo ad essa «un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo», «misura del vero umanesimo», ««criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità»; disse quindi che: «questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo» anche se «avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo».[13][14]

L'elezione come successore di Giovanni Paolo II Il cardinale Ratzinger (in basso a destra) officia i funerali del suo predecessore, Giovanni Paolo IIRatzinger fu eletto papa durante il secondo giorno del conclave del 2005, al quarto scrutinio, nel pomeriggio del 19 aprile 2005. Scelse il nome di papa "Benedetto XVI".

« Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre, starà dalla nostra parte. Grazie. »
(Il primo messaggio pubblico di papa Benedetto XVI)

Alle 17:56 fu dato l'annuncio dell'elezione con la tradizionale fumata bianca del comignolo della Cappella Sistina (ci fu in effetti un'iniziale incertezza sul colore del fumo, ma i dubbi furono sciolti alle 18:07, dal suono delle campane della basilica di San Pietro in Vaticano). Dopo circa mezz'ora, il cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estévez si affacciò dal balcone della loggia centrale della basilica per annunciare l'habemus Papam.[15]

Nel suo primo discorso da papa, seguito dalla benedizione Urbi et Orbi, riservò un ricordo al suo amico e predecessore Giovanni Paolo II.

Secondo la ricostruzione più puntuale del conclave,[16] raccolta dal vaticanista Lucio Brunelli, il cardinale più votato dopo Ratzinger sarebbe stato l'arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, mentre gli altri candidati (come Carlo Maria Martini, Camillo Ruini e Angelo Sodano) avrebbero ricevuto poche preferenze.

La scelta del nomeIl 27 aprile Benedetto XVI spiegò, in occasione della sua prima udienza generale in piazza San Pietro, le ragioni della scelta del suo nome:

« Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale. Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell'armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio, dono purtroppo fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno dopo giorno con l'apporto di tutti. Il nome Benedetto evoca, inoltre, la straordinaria figura del grande "Patriarca del monachesimo occidentale", san Benedetto da Norcia, compatrono d'Europa insieme ai santi Cirillo e Metodio e le sante donne Brigida di Svezia, Caterina da Siena ed Edith Stein. La progressiva espansione dell'ordine benedettino da lui fondato ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del cristianesimo in tutto il continente. San Benedetto è perciò molto venerato anche in Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d'origine; costituisce un fondamentale punto di riferimento per l'unità dell'Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà.
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Lo stemma Lo stemma di Benedetto XVIÈ tradizione, da almeno otto secoli, per vescovi, cardinali e per il pontefice adottare uno stemma araldico. Dal Rinascimento in poi, con questo stemma sono decorati i monumenti e le opere fatte edificare dal papa, oltre che i documenti da lui scritti.

Benedetto XVI ha deciso di mantenere nel suo stemma i simboli che aveva usato da vescovo prima e da cardinale poi. Nel complesso tuttavia egli ha introdotto alcune novità rispetto ai suoi predecessori.

Lo scudo, la cui forma è detta "a calice", si presenta diviso in tre parti in una modalità chiamata «cappatura».

In quella centrale è riportata una conchiglia, simbolo dei pellegrini, ma che ricorda anche la leggenda secondo cui Agostino d'Ippona, incontrando su una spiaggia un bambino che con una conchiglia voleva svuotare il mare dalla sua acqua, comprese l'impossibilità per la mente umana di capire il mistero di Dio. La conchiglia inoltre compare anche nello stemma del monastero di Schotten, a Ratisbona, a cui Benedetto XVI è particolarmente legato.

A destra e a sinistra compaiono i simboli della diocesi di Frisinga. Il moro a sinistra è per Benedetto XVI simbolo dell'universalità della Chiesa, mentre l'orso che trasporta un fardello richiama la leggenda di san Corbiniano, primo vescovo di Frisinga. La tradizione vuole che il santo, mentre si recava a Roma, venisse assalito da un orso che uccise il suo cavallo. Corbiniano allora rimproverò l'orso e lo costrinse a portare il suo bagaglio fino a Roma, dove lo liberò. Papa Benedetto XVI ricorda le parole di sant'Agostino nel commento del salmo 72: «Sono divenuto per te come una bestia da soma, e così io sono in tutto e per sempre vicino a te», e l'orso diventa per lui il simbolo dello stesso pontefice.

Dietro lo scudo, com'è consuetudine, si trovano le due chiavi "decussate", cioè incrociate, una d'oro e l'altra d'argento, simbolo di san Pietro. Un segno di forte discontinuità con la tradizione araldica papale,[17] invece, è dato dall'introduzione, sopra lo scudo, di una mitra, che ha sostituito la tiara papale usata dai suoi predecessori e sempre presente nello stemma fin dal pontificato di Clemente V nel 1305.

La mitra è d'argento e riporta tre fasce d'oro che mantengono i simboli della tiara (i tre poteri di Ordine, Giurisdizione e Magistero), collegati verticalmente fra di loro al centro per indicare la loro unità nella stessa persona. Per significare la dignità pontificale è stato introdotta in basso l'immagine del pallio, segno della collegialità e dell'unità tra il papa e la Chiesa.

Il 10 ottobre 2010, in occasione dell'Angelus, è stato mostrato uno stemma papale leggermente modificato. Sulla sommità è posta la tiara, secondo l'antico uso, mentre la parte esterna dello scudo è invece ispirata allo stemma di papa Urbano VIII che si può vedere sui pilastri del Baldacchino del Bernini nella Basilica Vaticana[18].

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Il mottoNello stemma dell'attuale pontefice non compare nessun motto, come del resto non compariva neppure negli stemmi dei suoi immediati predecessori. Quando è stato eletto vescovo, ha scelto come motto due parole dalla Terza lettera di Giovanni, «Cooperatores Veritatis». Se Giovanni Paolo II richiamò esplicitamente il motto scelto da vescovo (Totus tuus) una volta divenuto papa (compare ad esempio nel mosaico del Palazzo apostolico raffigurante la Mater Ecclesiae, ben visibile da piazza San Pietro), Benedetto XVI, da papa, non ha mai citato esplicitamente il motto Cooperatores veritatis.

La messa di inizio del ministero petrino La prima uscita di Benedetto XVI con la "papamobile"Domenica 24 aprile 2005 si tenne in piazza San Pietro la messa ("Santa Messa di imposizione del pallio e consegna dell'anello del pescatore per l'inizio del Ministero petrino del Vescovo di Roma", tradizionalmente detta "Messa di incoronazione" fino a papa Paolo VI) per l'inizio del ministero petrino di Benedetto XVI, il quale pronunciò un'omelia all'insegna dell'ecumenismo, della continuità nei confronti del suo predecessore e dell'apertura verso i fedeli.

« Ed ora, in questo momento, io debole servitore di Dio devo assumere questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacità umana. Come posso fare questo? Come sarò in grado di farlo? Voi tutti, cari amici, avete appena invocato l'intera schiera dei santi, rappresentata da alcuni dei grandi nomi della storia di Dio con gli uomini. In tal modo, anche in me si ravviva questa consapevolezza: non sono solo. Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta. E la Vostra preghiera, cari amici, la Vostra indulgenza, il Vostro amore, la Vostra fede e la Vostra speranza mi accompagnano »


Al termine della cerimonia il Papa attraversò con la jeep piazza San Pietro, gremita di 500.000 persone,[19] e ricevette le delegazioni internazionali nella basilica.

La presa di possesso della Cattedra romanaIl 7 maggio 2005 nella basilica di San Giovanni in Laterano si tenne la messa di insediamento sulla cattedra romana del vescovo di Roma. Durante l'omelia il Papa riprese il concetto di "debole servitore di Dio": «Colui che è il titolare del ministero petrino deve avere la consapevolezza di essere un uomo fragile e debole - come sono fragili e deboli le sue proprie forze - costantemente bisognoso di purificazione e di conversione».

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Il pontificatoL'invito a rispettare tutte le religioniIn seguito alla pubblicazione su un quotidiano conservatore danese di alcune caricature di Maometto, il Papa affermò: «Dio punirà chi sparge sangue in suo nome» e condannò le reazioni violente che si ebbero alla pubblicazione delle «vignette blasfeme» ed espresse solidarietà al mondo musulmano ribadendo l'invito al rispetto di tutte le religioni.

Durante la visita in Germania del settembre 2006, Benedetto XVI lanciò un monito all'"Occidente laico" che, escludendo Dio, spaventerebbe le altre culture dell'Asia e dell'Africa: «La vera minaccia per la loro identità non viene vista nella fede cristiana, ma nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà ed eleva l'utilità a supremo criterio morale per i futuri successi della ricerca». Sull'"Islam fondamentalista" disse: «La guerra santa è contraria alla natura di Dio».

Altri messaggi per la pace Questa sezione sull'argomento cattolicesimo è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Benedizione urbi et orbi del 2008A luglio intervenne così sugli attentati di Londra: «Preghiamo per le vittime degli attentati di Londra, ma anche per gli attentatori, Dio ama la vita».
25 dicembre 2005: nel messaggio urbi et orbi per il Natale, ha chiamato l'umanità del terzo millennio a un risveglio spirituale, senza il quale «l'uomo dell'era tecnologica rischierebbe di restare vittima dei successi della sua stessa intelligenza».
1º gennaio 2006: durante la messa per il nuovo anno, ha invitato l'ONU a una rinnovata coscienza delle proprie responsabilità per promuovere la giustizia, la solidarietà e la pace nel mondo.
16 aprile 2006: nel messaggio urbi et orbi del giorno di Pasqua ha parlato della situazione politica internazionale auspicando che per le crisi legate al nucleare, e dunque in particolare per l'Iran, si giunga a una composizione onorevole per tutti, mediante negoziati seri e leali, e si rafforzi nei responsabili delle Nazioni e delle Organizzazioni internazionali la volontà di realizzare una pacifica convivenza tra etnie, culture e religioni, che allontani la minaccia del terrorismo. Il pontefice ha poi parlato della situazione in Iraq, chiedendo la pace, e del conflitto in Terra Santa, ribadendo il diritto di Israele ad esistere e auspicando la creazione di uno stato palestinese. Nel discorso è anche presente un invito alla concordia per l'Italia, in riferimento allo scontro post-elettorale del 2006.
17 giugno 2007: parlando da Assisi, in occasione dell'800º anniversario della conversione di San Francesco, rivolge un appello affinché abbiano fine tutte le guerre nel mondo. L'appello viene reiterato il 25 gennaio 2007 al messaggio urbi et orbi per il Natale.
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